FotoCounseling

Il FotoCounseling è uno strumento di lavoro versatile e creativo, che utilizza il medium della fotografia e può essere impiegato con il singolo o con il gruppo.
Il focus non considera l’aspetto tecnico o estetico della fotografia, quanto le profonde significazioni individuali che — con la mediazione del Counselor — possono emergere ed essere colte da chi osserva, sceglie, raccoglie, posiziona, scatta delle fotografie o viene anche ritratto in fotografia.

Pur non intendendo essere una terapia, il FotoCounseling può essere di beneficio. Un’occasione per “concentrarsi” più consapevolmente e più intimamente su se stessi, sul proprio senso d’identità, sul proprio modo d’ascoltarsi, sul proprio modo di mostrarsi e di raccontarsi al mondo.

L’assunto è che la fotografia, intesa come scatto fotografico o manufatto fotografico su un supporto cartaceo, è il ponte tra il nostro pulsante mondo interiore e il mondo esteriore di cui siamo parte integrante. E’ l’impronta della realtà, in un determinato momento, ma anche l’impronta del legame tra la stessa e il suo osservatore. La rappresentazione tangibile e al tempo stesso simbolica dell’esperienza che l’osservatore (fotografo o fruitore del prodotto fotografico) fa della realtà avvertita, e di se stesso.

Osservatore e realtà osservata s’incontrano, si riconoscono, si parlano, si appartengono. La fotografia tenuta tra le mani o il soggetto immortalato nello scatto, per l’osservatore, trattengono un universo di emozioni, sensazioni, esperienze sensoriali. Esse rimandano a ricordi, immagini, situazioni, percezioni di un altrove “acceso” da quest’incontro che, per l’osservatore, in quel momento sono, in qualche modo, tutte tra loro strettamente correlate, da un sottile e sfumato filo conduttore, alla realtà osservata.

Uno scatto fotografico mal riuscito, non rispondente alle aspettative riposte, l’essere “colpiti” da una  fotografia che non ci piace, ma che ci ha incuriosito, “disturbato”, chiamato a sé, può essere un ottimo spunto di lavoro. Allo stesso modo, lo può essere il criterio con cui sono disposte una serie di foto selezionate, la scelta dell’inquadratura o del momento in cui è stato eseguito uno scatto, del soggetto da fotografare, di come viene vissuta l’attesa del “click” dal soggetto fotografato o ancora l’attesa dello sviluppo di una serie di foto scattate.

uomo nella nebbia
porta

Questi sono solo alcuni esempi attraverso i quali è possibile osservare com’è vissuta l’esperienza del contatto con la fotografia. Essa diventa metafora della nostra esperienza del contatto con il mondo esterno. A interessare è il processo elicitato nell’impiego di questo medium. Come viene vissuta questa relazione in forza dei molteplici richiami cui la fotografia, in un determinato momento, rimanda. Ciò che “smuove” e soprattutto “come smuove”, nel corpo, nei sensi, nella mente, nel cuore, diventa fertile territorio di esplorazione, occasione per osservare fenomenologicamente ciò che spontaneamente emerge, sempre astenendoci da giudizi o interpretazioni.

In un periodo storico in cui un’infinità di foto sono  quasi in continuazione spasmodicamente scattate, scrollate, pubblicate sui social per cogliere o condividere la propria realtà, il FotoCounseling si pone come l’esatta antitesi. Vuole essere un’occasione per “celebrare” e “assaporare” l’attimo immortalato. Vuole essere un prezioso spazio di silenzioso ascolto, accoglienza di ciò che esso ci sussurra, attraverso la fotografia, di ciò che proviamo “entrando” in essa”, “abitandola”, “vivendola” da dentro.

Questi sono solo alcuni esempi attraverso i quali è possibile osservare com’è vissuta l’esperienza del contatto con la fotografia. Essa diventa metafora della nostra esperienza del contatto con il mondo esterno. A interessare è il processo elicitato nell’impiego di questo medium. Come viene vissuta questa relazione in forza dei molteplici richiami cui la fotografia, in un determinato momento, rimanda. Ciò che “smuove” e soprattutto “come smuove”, nel corpo, nei sensi, nella mente, nel cuore, diventa fertile territorio di esplorazione, occasione per osservare fenomenologicamente ciò che spontaneamente emerge, sempre astenendoci da giudizi o interpretazioni.

In un periodo storico in cui un’infinità di foto sono  quasi in continuazione spasmodicamente scattate, scrollate, pubblicate sui social per cogliere o condividere la propria realtà, il FotoCounseling si pone come l’esatta antitesi. Vuole essere un’occasione per “celebrare” e “assaporare” l’attimo immortalato. Vuole essere un prezioso spazio di silenzioso ascolto, accoglienza di ciò che esso ci sussurra, attraverso la fotografia, di ciò che proviamo “entrando” in essa”, “abitandola”, “vivendola” da dentro.

porta

La forte valenza simbolica ed evocativa della fotografia “stuzzica” l’attenzione e facilita questa particolare connessione empatica e spontanea. Essa è la tangibile auto-narrazione di come genuinamente siamo in un determinato momento. E’ la concreta forma che scegliamo di dare all’istante vissuto per contattare noi stessi.

Una qualsiasi foto scattata, o colta tra tante altre che osserviamo, è “lo specchio metaforico” nel quale ci riconosciamo, in quel preciso istante. E’ la rappresentazione che, consapevolmente o inconsapevolmente, scegliamo di rivelare a noi stessi e al mondo, ma che, in un altro momento, potrebbe anche non essere più così rappresentativa.

foto mossa
gruppo

Quest’approccio esperienziale alla fotografia coinvolge molto la nostra parte creativa, corporea, sensoriale, quella “meno pensante”. Con maggior fluidità possiamo incontrare, scoprire molteplici parti di noi stessisfaccettature del nostro mondo interiore famigliari e meno famigliari. “Osservare” più chiaramente come le stesse, anche sottotraccia, si manifestano attraverso il nostro agito, i nostri sentimenti, le nostre scelte, il nostro modo di pensare, il nostro linguaggio corporeo.

L’accettazione e la consapevolezza di questi frammenti del nostro mondo interiore e delle loro influenze possono, più facilmente, essere percepite e riconosciute come un unicum, mai uguale a se stesso, insieme alle nostre risorse, abilità, capacità, predisposizioni. Ciò può renderci più presenti a noi stessi, a come ci rapportiamo con la nostra realtà, momento dopo momento, e aiutarci a perseguire con maggior responsabilità, passo dopo passo, una sempre maggiore conoscenza e crescita personale.

Quest’approccio esperienziale alla fotografia coinvolge molto la nostra parte creativa, corporea, sensoriale, quella “meno pensante”. Con maggior fluidità possiamo incontrare, scoprire molteplici parti di noi stessisfaccettature del nostro mondo interiore famigliari e meno famigliari. “Osservare” più chiaramente come le stesse, anche sottotraccia, si manifestano attraverso il nostro agito, i nostri sentimenti, le nostre scelte, il nostro modo di pensare, il nostro linguaggio corporeo.

L’accettazione e la consapevolezza di questi frammenti del nostro mondo interiore e delle loro influenze possono, più facilmente, essere percepite e riconosciute come un unicum, mai uguale a se stesso, insieme alle nostre risorse, abilità, capacità, predisposizioni. Ciò può renderci più presenti a noi stessi, a come ci rapportiamo con la nostra realtà, momento dopo momento, e aiutarci a perseguire con maggior responsabilità, passo dopo passo, una sempre maggiore conoscenza e crescita personale.

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