Il cambiamento
"Il cambiamento avviene quando una persona diventa ciò che è, non quando cerca di diventare ciò che non è"
(A. Beisser)
Questa frase racchiude in sé il più profondo significato di benessere inteso come armonia tra corpo, mente, cuore.
Un’armonia che passa da una sempre maggior presa di coscienza e responsabilità di come le molteplici e caleidoscopiche sfaccettature della nostra personalità s’intrecciano e interagiscono nel nostro mondo interno quando incontriamo il mondo esterno.
La nostra personalità, vista nella sua globalità, è come una “compagnia teatrale itinerante”, con una moltitudine di “personaggi”, ognuno dei quali, con pregi, difetti, contraddizioni, assolve un suo ruolo, “recita” una sua parte, dando il suo contributo alla rappresentazione corale di come siamo nel mondo.
Il divenire degli eventi della vita e le persone incontrate sono il canovaccio improvvisato che, di volta in volta, spinge i rispettivi “personaggi” ad avvicendarsi, a voler primeggiare.
Ma noi siamo anche i “registi” di questa “compagnia teatrale”. La nostra abilità è riuscire a dirigere il succedersi, l’alternarsi dei ruoli di questi “personaggi”, con funzionalità e congruenza rispetto alle situazioni di volta in volta vissute.
Ciò può avvenire imparando a osservare quando e come i nostri attori si “muovono” sul palcoscenico della vita, cercando di mantenere un atteggiamento empatico, di “ascolto”: dei loro bisogni, delle loro difficoltà, dei loro limiti, delle loro doti, del loro valore, delle loro sensazioni, senza con ciò volerne cambiare la natura.
E’ proprio la qualità della relazione che impariamo a tessere con la nostra “compagnia teatrale” a favorire l’emergere e lo sviluppo delle loro latenti potenzialità. Noi “registi” possiamo esserne i catalizzatori, diventarne l’elemento aggregante.
Talvolta però, “avvolti” dal nostro senso d’inadeguatezza, vorremmo avere, nella nostra “compagnia teatrale” altri “personaggi”, estranei alla nostra identità, per allontanarci dalle vulnerabilità dei nostri “personaggi”, dai nostri talloni d’Achille che però sono parte di noi.
Anche a me capita di farlo. Quando ciò accade, e me ne accorgo, cerco di “rivisitare” le mie vulnerabilità, di riaccoglierle, di riaccettarle, di essere più “impermeabile” ai boicottanti pensieri interiori emergenti e, al tempo stesso, essere più “permeabile” e “contagiato” dall’energia dei pensieri e dalle sensazioni piacevoli emergenti per ciò che sto facendo.
Non è sempre facile assecondare il continuo fluire di queste energie, al tempo stesso, positive e negative. Ma in questo modo non combatto ciò che sono, imparo a convivere e aprirmi a ciò che sono nel mio insieme, all’unità delle mie molteplici dualità. Imparo ad avere un atteggiamento più compassionevole, consapevole, fiducioso del mio modo di essere, per valorizzare maggiormente le mie potenzialità, la mia individualità, per quello che è in quel preciso momento, sapendo che, un attimo dopo, sarà ancora diversa, dato che tutto è in perenne trasformazione.
Nel mio lavoro accompagno le persone a scoprire, riconoscere, valorizzare le proprie risorse e potenzialità. A essere più consapevoli delle proprie dinamiche i cui conflitti, talvolta, ostacolano lo sviluppo delle proprie immense ricchezze. A diventare “registi fiduciosi” di se stesse, per favorire, passo dopo passo, l’emancipazione da disposizioni anchilosate, senza tuttavia cambiare ciò che esse veramente sono.
